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      Si faceva comperare i giornali da un soldato e li leggeva avidamente. Colazionava alla una e pranzava alle otto. Le sue vivande erano legumi, pesce e frutta. Dai suoi pasti era esclusa la carne. Non beveva vino. La mezza bottiglia che gli portavano rimaneva intatta. L'ipocrita imperiale si faceva credere sobrio!
      La cucina di Nicola detronizzato era diretta da Carlo Oliviero, chef francese, il quale aveva promesso di spendere per gli ospiti confinati nel Palazzo in ragione di dodici lire a testa. Il menù veniva sottoposto ogni mattina all'ufficiale di guardia. L'erede al trono, Alessio, era l'unico che poteva ordinare a capriccio e fin che voleva. Piccolo e sempre ammalato, i membri del Governo che lo avevano scelto per successore al trono, non hanno voluto sottoporlo al menù dei confinati. Il piccolo mangiava sovente a letto.
      L'ex-Czar fatta la colazione, indossava l'uniforme di colonnello, grado al quale era pervenuto durante la vita del padre, e scendeva in giardino per la sua passeggiata, dove era atteso dagli incaricati di sorvegliarlo. Sera e mattina, lui e la famiglia, si recavano in chiesa. Vi si inginocchiavano. Alessandra Feodorovna si prostrava distante dal marito e separata da un paravento. Costei era divenuta più bigotta. La morte di Rasputin le aveva smagrato il volto. Era ammalata di religiosità. Pareva vivesse fuori del creato. Terrea, con le labbra smunte e premute l'una sull'altra, rimaneva sulle ginocchia come una statua di marmo. Pianse una sola volta, quando andarono a portarle via la Vyrubov-fattucchiera degli appartamenti dell'ex-imperatrice.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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