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      I soldati gli presentarono le armi e gli ufficiali lo salutarono. Sei persone dell'entourage della Czar furono autorizzati, compreso il medico, a seguirlo in esilio. Tale e quale come gli inglesi avevano fatto per Napoleone I. L'ex Czarina che non parlava da due o tre giorni domandò a sua eccellenza Kerenski se dall'esilio avrebbe potuto scrivere alle sue amiche di Pietrogrado.
      - A condizione che tutte le lettere passino dalla censura.
      Il fischio del treno imperiale mise fine al momento angoscioso.
      Nicola salutò di nuovo gli ufficiali, strinse la mano al ministro della guerra, e via! Il treno portava in Siberia colui che pochi mesi prima era l'autocrate di tutte le Russie, colui che aveva negato un po' di libertà ai sudditi, colui che aveva conceduto la somma per mitragliare il popolo che non gli aveva domandato che un governo di responsabili!
      La stretta di mano di Kerenski al dittatore del regno dei delitti è stato un oltraggio alla rivoluzione e a tutti i Soviets.
      Un'altra azione più vile è stata compiuta dal presidente del governo provvisorio Kerenski. Egli più di tutti noi sapeva e sa l'odio inveterato dei russi per le polizie russe, in borghese e in uniforme. Tutta zavorra disumanata. Strumenti di atrocità. Colluvie umana rovesciata sul mondo che aveva accenti di verità, che portava nella vita la giustizia e l'uguaglianza, dove non era che malcontento. Polizia, delittuosa, capace di tutte le abbominazioni. L'indice di cento volumi solo per il regime di Nicola non sarebbe bastato a riassumere l'opera inumana di tanti assassini che hanno sfogato i loro istinti di tagliagole su milioni e milioni di persone.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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