I gusti sono gusti. Così in Russia. I mutamenti tramutano i cervelli. C'è sempre gente che ritornerebbe all'antico regime. I morti causati dalla paura sono parecchi, ma non li mandiamo alla postertà, perchè sono Carneadi. La riottosità nella repubblica dei Soviets è stata quotidiana. Tutti i giorni uno, due, tre, dieci casi. Gli stessi portinai obbligati dalle polizie czariste a fare da informatori, da spie, da delatori degli inquilini delle case in custodia, si sono trovati a disagio nel nuovo regime per delle inezie. Alla vigilia del Primo Maggio il governo leninista aveva dato ordine che porte e finestre dovessero essere chiuse durante il passaggio del corteo proletario. Apriti cielo! Si scomodavano! Non erano abituati al disturbo. Non diciamo che si siano rivoltati, ma si tormentavano, non volevano occuparsene. Solo l'energia leninista li ha messi subito nella condizione di essere più giudiziosi. Ci pare che lo steso Taine abbia trovato nel passaggio da una società all'altra quest'ambiente di contraddizione. I pregiudizi sono terribili. Andate a Mosca, nella nuova capitale, nella città santa, dove si incoronavano gli Czar, dove si sono bombardate le guardie rosse e gli eserciti kerenskiani, e voi non riuscirete a svezzare le menti ortodosse dalle fole celesti e dai santi protettori. È una popolazione che ha vissuto in un cerchio di settantacinque chilometri di religione e si ostina a sciupare il tempo nelle preghiere liturgiche affollando le 450 chiese cittadine. Salvo la gente emancipata, la gente bigotta non si sottomette alla estirpazione della fattucchieria come all'estrazione di un dente.
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