Nel maggio del 1917 lasciò la Svizzera nel famoso vagone piombato per ritornare in Russia. A Pietrogrado i tre uomini più importanti della rivoluzione proletaria si gettarono nel lavoro orale dei comizî. Le loro idee conquistarono le masse già preparate a una sollevazione. Lenine arrestato, continuava Zinovief; incarcerato Zinovief, continuava Trotski.
La fuga di Kerenski, fu il regno di Lenine. Caduto il Governo provvisorio, Zinovief si mise alla testa della Krasnaia Gazetta, dove scriveva articoli ardenti di fede e sobri di aggettivi borghesi. Non predicava il saccheggio e l'assassinio. Predicava la riconquista dei beni rubati al popolo e la punizione dei malviventi. Zinovief, nervoso, polemista, organizzatore senza rivali. A chi gli rimproverava gli eccitamenti rispondeva:
- È terribile quello che mi raccontate. Sarà vero, non sarà vero, ma noi non possiamo fare altrimenti. Il giorno della fucilazione dei grandi duchi e dei grandi consiglieri di Nicola, lo stesso giornale che riceveva le idee leniniste, portava in giro questa fraseologia mortuaria: È passato un anno e mezzo dalla rivoluzione di febbraio e questi mascalzoni e questi vampiri che si immergevano nel sangue dei lavoratori e dei contadini continuavano a infettare la nostra terra con il loro alito puzzolente. La borghesia della rivoluzione di febbraio li ha risparmiati. È toccato al proletariato che ha rovesciato il Governo di Kerenski a farli scomparire. Questa bontà d'animo è imperdonabile. Ci è costata cara. Gli è con grande ritardo e solo dopo lezioni crudeli che il potere dei Soviets ha fatto quello che avrebbe dovuto fare molto prima il Governo della Repubblica politica.
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