Zinovief era un fedele leninista. Eseguiva gli ordini alla lettera e arrestava e tratteneva in prigione gli ostaggi senza ascoltare le preghiere dei loro parenti. I giornali che salutavano Nicola con rispetto continuavano a sfigurarlo come una figura macabra. Citavano le sue stragi e i suoi imprigionamenti. Lui sorrideva. Non esagerava neanche quando lo facevano salire alla funzione del tagliateste.
Lenine iniziò la sua campagna in Pietrogrado chiamando il Governo provvisorio un "Governo capitalista". Mise in circolazione i suoi pensieri di risurrezione proletaria sulla Pravda e in una riunione di operai. Voleva la cessazione della guerra e la restituzione delle fortune che si erano appropriate i ricchi.
Il seguito leninista aumentava tutti i giorni. La tiratura della Pravda saliva ai cacumi delle tirature dei massimi giornali europei. In pochi giorni era giunta a 3.000.000 di copie. Con la Pravda si pubblicavano molti altri fogli leninisti. Pietrogrado era inondata di caricature del vecchio e del nuovo regime. Tolstoi era in ribasso, non lo si capiva più. La santa passività cristiana e il marasma letterario erano dolciumi non più adatti al palato rivoluzionario. Le penne gagliarde non diffondevano che gli stessi principi della distruzione e della edificazione simultanea: "Deponete le armi e rientrate nei vostri villaggi". "Dividetevi le terre dei proprietari". Agli operai si insegnava la stessa teoria: "Impadronitevi delle fabbriche, sfruttatele voi stessi". Ai commessi di magazzino: "Scacciate i padroni e prendete i loro magazzini". Tafferugli non ne sono mancati durante lo svolgimento proletario.
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