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      Quello che sappiamo è di un testimone sospetto. Il principe Lvof. Ne ha confidati i particolari in Francia, e Pichon li ha portati alla Camera. "Signori - ha detto agli onorevoli - la Convenzione Nazionale ha fatto cadere la testa di un re. Voi udrete come i bolscevichi hanno fatto cadere tutti i membri della famiglia imperiale di Russia. Senza che alcun tribunale pronunciasse una sentenza su di loro, i bolscevichi li hanno riuniti tutti assieme in una sola stanza, dove li hanno fatti sedere l'uno accanto all'altro e baionettati per tutta la notte, per finirli all'indomani, l'uno dopo l'altro, a colpi di revolvers. L'imperatore, l'imperatrice, le grandi duchesse, lo czarevich, la dama d'onore e la lettrice dell'imperatrice e tutti quelli che avevano relazione con la famiglia imperiale sono stati finiti così, quantunque la stanza fosse un vero lago di sangue. Ecco cosa si è fatto sotto il regime bolscevico".
      Per assicurare l'assemblea che la sua narrazione fosse sincera, il ministro antibolscevico ha detto che il principe Lvof era un nome universalmente onorato. Egli era stato imprigionato in Pietro e Paolo, torturato e minacciato di morte. La sua cella era vicina a quella in cui si trovavano i membri dell'antico regime.
      Noi non sopprimiamo la storia, ma siamo sicuri che il principe non era in condizione nè di vedere nè di sapere quello che si faceva in un'altra cella, per quanto vicina. Non bisognerebbe mai essere stati in prigione per ingoiare le supposizioni del principe. Le celle sono fatte in un modo dove l'uno non può vedere l'altro.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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