Tutto quel mucchio di gente iniqua rappresenta la pellagra del contadino. Con Quintino Sella alla testa si č sottoposto il corpo del villano all'azione omicidiaria del frantoio dell'imposta sul macinato, si č messo il contatore al mulino delle turbe di campagna per sgrassarle, ischeletrirle, ridurle pelle e ossa in nome del pareggio del bilancio. La manėa del pareggio gli ha fatto domandare i 50 milioni di carta monetata, anche quando la povera gente era afona, non aveva pių fiato per sgolare la sua miseria.
Milioni e miliardi nella gola militare, nella gola dell'esercito e della marina che avevano dato all'Italia in compenso di tanto denaro Lissa e Custoza, i due fattacci di terra e di mare i quali, con quell'altro di Abba Garima, formano il triangolo pių spettacoloso e pių ignominioso delle disfatte del secolo scorso. Al popolo stremato, spremuto, ridotto a non avere pių che gli occhi per piangere, piombo! piombo! piombo!
Per dei mesi tutta la penisola č stata indiavolata dai tumulti della fame. Per dei mesi le grida delle donne delle campagne, i pianti dei bambini della poveraglia rurale hanno rintronato in tutte le teste ed in tutte le case italiane e straniere.
All'estero siamo rimasti immortali. L'Italia č il paese della fame, dei tumulti della fame, dei massacri in ogni solco delle nostre campagne. O si moriva estenuati o di piombo. Č stato il colera ministeriale di quel periodo. Ha mietuto pių persone l'imposta sul macinato che non tutta la pestilenza asiatica. Ah, se il nostro tempo non fosse popolato di rivoluzionari di carta pesta e di socialisti di gesso, noi avremmo in mezzo al frastuono della baldoria cinquantenaria l'oratore pių possente, pių documentario, pių eloquente della vita nazionale.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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