Molti altri, centinaia e centinaia, hanno subito la sua sorte. È Crispi, il futuro anticristo dei socialisti italiani, che ne parla: "Arrestato il 7 marzo p.m., mi furono chieste le chiavi; ho dato l'unica ch'io teneva. Chiesi di essere presente alla perquisizione che si voleva fare in casa mia e mi fu negato". Poi scrisse al questore: "Da tre anni e sei mesi che mi fu permesso dimorare in Piemonte non ho mai offeso le leggi del paese. Se il mio arresto è un preliminare all'ordine di espulsione dai regi stati sardi, mi permetto prometterle che non è mica necessario. Io chiesi un asilo in terra italiana che si regge a governo costituzionale, perchè credevo potervi godere una vita tranquilla. Poichè il governo di S. M. sarda ha deciso in guisa da farmi ricredere da questa cara illusione, non io mi opporrò certo agli ordini che mi sarebbero dati in proposito. Soltanto chiedo il tempo necessario per aggiustare i miei affari e farmi venire da mio padre qualche somma per il viaggio e andrò via. In Torino ho casa, ho mobilio, libri ed altri effetti, ho qualche credito, ho debiti e non potrei partire intempestivamente e senza dare onorevole assetto alle cose mie. Ho molta dignità, nè vorrò dimandare altro".
È stato come se avesse parlato ad un muro. Il questore non si è commosso. Lo ha lasciato con altri 500 nella prigione Malpaga (dove la Montmasson, la povera donna gettata poi in mare per un altro sposalizio, gli portava la biancheria stirata), e venuta l'ora dell'espulsione lo ha fatto accompagnare con tanti altri alla frontiera dai reali carabinieri.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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