Fu il re che ha impedito al Rattazzi che voleva riabilitarsi di Aspromonte di mandare le truppe italiane nel territorio papalino. La mentalità della destra era la mentalità regia. Nessuno ha voluto. È nel palazzo dei 500 che lo stesso Rattazzi lo ha proclamato.
- Io sì, o signori, avrei ragione di dire a voi che ci avversate in questa politica, a voi che ne seguite un'altra, io sì, avrei ragione di dirvi che se fosse stato dato alla nostra amministrazione di liberamente compiere ciò che ci eravamo prefisso, a questa ora la questione romana avrebbe fatto un passo grandissimo, l'intervento francese si sarebbe evitato, ed a quest'ora i romani avrebbero già deliberato di voler far parte del regno d'Italia.
No, no: i regi non volevano Roma. Basterebbe il proclama di Menabrea, mentre i romani imploravano, per carità, una schioppettata garibaldina o regia. Basterebbe il fatto ch'egli ha sguinzagliato caterve di poliziotti con l'ordine di agguantare tutti i fanatici del "Roma o morte". Ma anche più tardi, non manca il documento. Ministri e conservatori del salone dei 500, fino agli ultimi momenti, fino a quando la catastrofe napoleonica non era un fatto compiuto, hanno rifiutato, non hanno voluto ascoltare, hanno negato ogni diritto italiano al territorio, hanno molestato, arrestato, fatto di tutto per far crepare anche l'idea della conquista di Roma. La sola paura era che i garibaldini riuscissero a fare un'altra donazione alla monarchia, perduta nelle gonne della Rosina. Infranto l'impero, ecco che tutti diventano eroi; ecco che tutti vogliono Roma, ecco che allora si riode il grido di dolore ed ecco perfino Vittorio Emanuele coraggioso che aggiunge che "l'abbiamo scappata bella!
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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