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      esclamazione che se traduceva la gioia di non avere più ostacoli per Roma, riassumeva l'ingratitudine reale per il massimo alleato della indipendenza italiana che aveva sacrificato i suoi zuavi a Magenta e a Solferino.
      Voi Cairoli, voi tutti eroi che non avete aspettato che Roma immortale vi aprisse le porte, siete caduti nel vostro sangue. Io vi ricordo e piango. Passate voi buzzurri, voi affaristi, voi speculatori, voi tutti eroi della sesta giornata. Roma è vostra.
      Nell'atto finale diventa simpatico perfino Pio IX, il carnefice esecrato di Monti e Tognetti. Egli, leggendo la lettera di Vittorio Emanuele che gli ha portato l'incaricato del messaggio reale, non ha potuto trattenersi la verità in bocca: - Che ipocrisia!
      Dopo una pausa di trepidazione si è rivolto all'inviato con la faccia tutta ammantata di disprezzo: - Dite a Sua Maestà che io non conosco per nient'affatto legittima l'azione dell'Italia su Roma e che protesto in faccia al mondo contro una così empia aggressione!
      Dopo un'altra pausa ha soggiunto:
      - I reggitori d'Italia son sepolcri imbiancati.
      I famosi cannoni vomitavano sulle mura di Roma i loro furori inutili, perchè nessuno combatteva, e il pontefice passeggiava con le braccia incrociate e ripeteva come a sè stesso tutta la storia d'Italia:
      - Che ipocrisia!
      Aveva ragione. I regi sono riusciti in Roma a furia di ipocrisia. Hanno riempite le prigioni italiane della gente che voleva o Roma o morte fino alla caduta di Napoleone e poi hanno fatta la breccia di Porta Pia!


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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