Il povero diavolo che si era messo a capo dei moralizzatori ha dovuto scomparire dalla vita pubblica, ha dovuto dare le dimissioni da deputato e da direttore della Gazzetta di Milano. I Bonghi della Perseveranza, i Fortis del Pungolo e gli Emilio Treves del Corriere di Milano non si sono contentati del suo martirio a Josephstad. Sono stati implacabili.
La galera austriaca subita da un rosso italiano non bastava. L'espiazione era insufficiente. Bisognava morire. Lo hanno lacerato, straziato, ridotto un uomo senza resistenza. Gli uomini della epurazione non lo hanno difeso. Hanno voluto essere coerenti. I Cavallotti, Mussi, i Ghinosi, i Bizzoni, i Billia, i Crispi non lo hanno difeso.
Nessun partito nel 1811 poteva inchiudere persona che fosse stato in simpatia cogli austriaci. Gli austriacanti erano abbominevoli. Nessuno poteva tollerarli. Gli uomini "vituperevoli" si cercavano nei giornali come si cercavano nel '59 nei solai e nelle cantine.
I giornalisti che avevano suběto in silenzio la perdita di Raffaele Sonzogno si sono impadroniti di Emilio Treves che si era rifugiato come redattore politico nel Corriere di Milano. Lo hanno fatto a tocchi e bocconi. Moralmente non gli hanno lasciato neppure gli occhi per vedere lo strazio che si faceva di lui. Per le vie lo si schiaffeggiava, lo si ingiuriava come un istrione del giornalismo. Nessuno voleva battersi con lui. Egli era indegno, spregevole. Era l'autore di molti articoli politici scritti sul Diavoletto di Trento, il periodico di obbrobriosa memoria che insultava i martiri italiani e inneggiava alle forche dell'Austria e sulla Gazzetta di Milano dell'arciduca Massimiliano, diretta dal Menini.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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