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      Ascoltatemi senza fremere. Cito un uomo infame, cito Pio IX.
      Fra i papi del "risorgimento" egli occupa il posto più fangoso. Prima di commettere i suoi delitti pubblici, si prostrava davanti alla Croce per delle ore e si alzava più feroce di Haynau.
      Tigre come lui, si abbandonava ai furori ecclesiastici: uccideva. La sua religione era la spada.
      Egli ha commesso tutte le mascalzonate: si è fatto proteggere dagli stranieri. I mazziniani e i garibaldini hanno dovuto uscire dalla città eterna con le mani tinte di sangue francese, per andare a bagnarle nel sangue croato.
      Egli è stato una figura così abbominata che non lo si è potuto portare alla sepoltura che tre anni dopo. E tre anni dopo la collera romana è stata tale che centomila persone si sono radunate a mezzanotte intorno alla sua bara col proposito determinato di rovesciarlo nel Tevere. Alla chiavica! urlava Nicotera, alla chiavica!
      Nel 1864, nei momenti della Convenzione di settembre, il suo nome circolava per le regioni della penisola, accompagnato dai rancori italiani. Lo si vituperava, lo si insudiciava, lo si esecrava. Nelle mani del popolo non ne sarebbe rimasto un capello. La gente voleva andare a Roma, voleva detronizzarlo, mandarlo in esilio o buttarlo in una cloaca massima.
      C'era Napoleone III. L'Italia è sempre stata in ginocchio davanti all'imperatore uscito dal colpo di Stato. Non si muoveva senza i suoi consigli. Il nostro ambasciatore era l'amante di sua moglie. L'Italia era sua. L'aveva fatta lui. Vittorio Emanuele era il suo servitore.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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