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      Ce ne sono molti. Tutti si attribuiscono la priorità del brevetto. Dalla storia del risorgimento, ne sbuca uno tutti i giorni. Non c'è mese senza commemorazione di qualche facitore dell'Italia una. Quanti sono? È un elenco che non si chiude mai. Nel passivo del fallimento patriottico l'insinuazione dei crediti è sempre aperta.
      C'è chi dice che l'idea prima è di Casa Savoia. I cortigiani hanno nicchiato Carlo Alberto nel tabernacolo del protomartire della liberazione. La storia è composta da molti cervelli. Così trovate la figura dell'ultimo re piemontese negli uni gialla di rimorsi e negli altri estenuata di sagrifici. A chi credere? A chi lo vuole nella espiazione o a chi lo vuole nel martirio? Per il clero l'ideatore della penisola indipendente è Pio IX. È la sua benedizione che ha incendiato i cervelli. È lui che ha tenuto la grande idea a battesimo in San Pietro e che l'ha fatta correre per lo Stivale come una sollevazione.
      Roba da 48.
      La monarchia è una continuazione. Dopo il padre il figlio. Il figlio è un altro pretendente. Gli storici regi l'hanno nicchiato al Pantheon al posto d'onore. È lui che l'ha fatta. Lo chiamano appunto il padre della patria. Gli storici antidinastici ci assicurano invece ch'egli è sempre stato un oppositore della decapitazione papale.
      È andato a Roma, come è andato a Napoli. Spinto, trascinato, minacciato. A chi credere? A chi dobbiamo questa patria?
      Tutti se la contendono. Ci sono i francesofili. C'è gente che l'attribuisce a Napoleone III. Dicono che senza di lui la patria sarebbe ancora un'utopia.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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