Il deputato Avezzano quando si discuteva la legge degli assassini legali, cioè la legge Pica, i cui orrori basterebbero a far rinunciare all'onore di chiamarsi italiani, diceva, con voce commossa: "Io ricorro a voi, o signori, perchè ordiniate che questo sia l'ultimo giorno che vegga prolungarsi un errore tanto criminale e tanto disdicevole al nostro carattere. Nel mio lungo esilio mi è occorso di trovarmi in guerre civili. Ebbene dichiaro francamente che non sono mai stato, nè complice, nè testimonio di tali eccessi".
Il deputato Varese giudicò le repressioni sanguinose cieche e violentissime.
Stefano Castagnola che aveva fatto parte della commissione d'inchiesta, ha detto che per sopprimere il brigantaggio, bisognava migliorare la condizione sociale dei cittadini.
Luigi Miceli fece trasalire la Camera con gli eccidi "organati in Cosenza".
Signori, aggiungeva, non solamente ho la nota dei briganti (?) uccisi spietatamente senz'ombra di giudizio per colpe leggiere, ma ho nota delle case abbattute, delle case saccheggiate il giorno delle esecuzioni, i paesi e persino il nome dei muratori che distrussero quelle case. Sapete, signori, che cosa è seguito a tutto ciò? Quei briganti, le cui mogli e i cui figliuoli erano stati buttati sulla strada, evasero dalle prigioni e ora mettono a sangue e a fuoco la mia povera provincia.
Meglio coi briganti che coi tutori dell'ordine. Si stava meglio. Coloro che si rifugiavano nella "selva Grotte", dove era Caruso, trovavano del ben di Dio. Vivande, vini, provvigioni d'ogni sorta.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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