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      Egli è stato l'incubo dei governi del suo tempo come Napoleone I era stato delle nazioni del suo.
      Non troppo alto, fronte vasta e sprovvista di capelli, faccia lunga, magra, pallida, naso grosso, labbra ammantate di una parvenza di sorriso, occhio vivido nell'occhiaia fonda; tutto un'assieme di faccia piena di bontà e d'ironia. Voce dolce, carezzevole che scendeva nell'anima di chi l'ascoltava. Piuttosto cupo e severo, negli abiti solenni, del nero eterno, aveva l'aria di un predicatore, di un uomo che viveva d'ideali. Sapeva molte lingue e le sapeva tutte bene. Nessun attore ha mai conosciuto l'arte di truccarsi come l'amico di Sarina Nathan.
      Le polizie lo hanno cercato invano. Egli sapeva scomparire nella pelle di un altro completamente. Cambiava l'andatura, i modi, la voce, la faccia, i capelli, il passaporto. Egli passava fra i gendarmi e i carabinieri travestito col suo sigaro senza paura.
      Ma l'autore della "Giovane Italia" non è mai riuscito a sottrarsi alle spie. Dove era Mazzini erano delatori, alti e bassi, prezzolati e volontari. Si parla di lui ed eccoli che sbucano come dal sottosuolo. Partesotti, Raimondo Doria, Menz, Boccheciampe, Schnepp, Sapia, S. Colombano (pseudonimo) e altri a centinaia.
      La sua corrispondenza passava di solito prima dai gabinetti ministeriali. Napoleone III leggeva le lettere del cospiratore politico come se fosse stato in diretta corrispondenza con lui.
      Neanche l'Inghilterra ministeriale di quel tempo si è salvata dall'infamia dello spionaggio.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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