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      Per 7 mesi essa ha dissuggellato sistematicamente con arti infami e contraffazioni tutta la sua corrispondenza. I fratelli Bandiera sono stati sorpresi e fucilati grazie a queste scaltrezze poliziesche.
      Ci sarebbe da fare un volume curioso sulle spie mazziniane camuffate da cospiratori. Più di una volta Mazzini non voleva credere. Molte figuracce che lo hanno tradito sono state difese dalla sua penna. Del Sapia egli ha sempre avuto un alto concetto. Non è che quando costui si è infiltrato nella redazione repubblicana del Vermorel, direttore del Courrier, che Mazzini si è smagato. Al processo il Sapia si è rivelato l'ultimo dei miserabili. Mi pare che Mazzini sia morto senza convincersi che l'ultima che gli aveva messo intorno il governo italiano, fosse una spiaccia mantenuta coi fondi segreti.
      Vale la pena di immortalarla, anche perchè con essa si chiude il periodo delle tribolazioni dell'agitatore che voleva fare l'Italia con o senza la monarchia e che è morto dichiarandosi contro quest'ultima.
      Si era vicini al disastro di Napoleone.
      Mazzini si trovava malandato di salute a Lugano. I siciliani in comunicazione con lui gli facevano credere che la sua presenza sarebbe stata il segnale della insurrezione. Non si è arreso subita. Egli ha voluto aspettare di rifarsi le forze. Un po' più in gamba è partito. Si è fermato a Napoli. Egli credeva di passare per l'Italia come un ignoto. Nessuno, secondo lui, poteva supporlo in Italia.
      Invece il prefetto di Napoli non lo faceva arrestare perchè non gli dava fastidio.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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