Era di statura media, piuttosto tarchiato, con una folta e lunga barba brizzolata che gli copriva tutto il volto.
Portava sempre gli occhiali a stanghette, e parlava alla perfezione il tedesco (che era la sua propria lingua), l'inglese, l'italiano, il francese.
Era assai colto ed istruito. Aspetto bonario, dai modi popolani, insinuante, scrutatore, prudente nel parlare ed ancor più nell'agire, era sposo di una tedesca scaltra come lui, e credo che sapesse la parte infame che suo marito giocava presso Mazzini.
Egli era giunto ad insinuarsi in tutto, a saper tutto, a far tutto. Era l'anima, il braccio, la mente di Mazzini. Era, insomma, il factotum, il manitou, del partito mazziniano.
Anzi, codesto intrigante superiore, aveva saputo così bene imitare la calligrafia del Mazzini (col suo consenso) che, allorquando furono diffusi gli statuti dell'A.R.U. (Alleanza Repubblicana Universale) onde fare opposizione all'Internazionale di Karl Marx, erano scritti dal pugno del Wolff e tutti credettero fossero del Mazzini.
Il pseudonimo che aveva assunto per viaggiare in Italia ed altrove per conto del partito mazziniano, era Old Bear (vecchio orso).
La prima brutta impressione, si trasformò in sospetti, anzi in certezza; nel 1869 allorquando egli, incontrandomi in Oxford Street mi disse che Mazzini, allora a Lugano, chiedeva una mia fotografia con dedica.
Esitai; ma poi, non avendo nulla a temere, lavorando da fotografo nella fotografia di Adolfo Nathan e di Leonida Caldesi, in Pall-Mall-East, me ne feci una, e gliela consegnai.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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