Poco tempo dopo venne a trovarmi per dirmi che Mazzini mi voleva a Lugano per confidarmi il comando di una banda armata, che infatti partì da Lugano comandata da un Nathan, che fu poi arrestato a Milano e che oggi è morto già da anni.
Allora ero già padre e, come sempre, povero, ciò che feci osservare al Wolff.
- "Fai qualunque sacrificio, mi rispose, ma va ove ti chiama Mazzini, anzi, aggiunse, il maestro".
Raggruzzolai i soldi necessari e partii. Non gli dissi però quello che egli voleva sapere, il giorno e l'ora della mia partenza.
Come per prudenza e maggior sicurezza, viaggiavo senza bagaglio. Appena a Parigi volai in rue Moret a deporvi un pacco di proclami incendiarii di Felix Pyat contro l'impero.
Era appena un'ora che ero fuori che fui arrestato dagli agenti in civile.
Fui condotto dinanzi al prefetto di polizia dell'impero, Pietri, il quale, scorgendomi, esclamò in buon italiano (era côrso): "Ecco il commesso viaggiatore della rivoluzione, il braccio destro di Mazzini".
Io che capii cosa celavano quelle, parole, negai, poi mi chiusi nel più prudente riserbo.
Fui spogliato: i miei abiti, le scarpe, il cappello, tutto fu scucito; nulla trovarono perchè nulla v'era.
Il prefetto scorgendo il fiasco, esclamò: "Il romagnolo ce l'ha fatta!". Lo sgherro era bene informato.
Il tutto fu ricucito alla meglio. Dinanzi alle mie violente proteste, il prefetto ordinò che fossi condotto alla frontiera svizzera, giacchè avevo dichiarato che ero diretto a Fluelen (nei Quattro Cantoni, presso Altdorf).
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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