Rammento solo questa frase: "Comprenderete, signore, che a un uomo come me, che vive nella grande intimità coll'implacabile nemico di tutte le monarchie, che posso informare di tutti gli atti dei rivoluzionari internazionali, non gli si offrono 500 franchi al mese...".
Presi un manipolo d'insorti armati, corsi all'Hôtel, ma la preda era fuggita da qualche ora.
Scrissi subito a Mazzini, informandolo di tutto. E questa fu l'ultima volta che gli scrissi, perchè poi vennero le battaglie, le condanne a morte, la deportazione, la galera, la reclusione, l'esilio ove vivo ed ove forse morrò".
AMILCARE CIPRIANI.
Pietro Bastogi, Balduino, Cristiano Lobbia
e le vittime della Regia.
Gli ultimi quattro o cinque anni di Firenze capitale sono senza dubbio i più arruffati e i più turgidi del cinquantenario.
Lo scrittore è come in una immensa bolgia di criminali truccati da gentiluomini. Più guarda in alto in cerca di una faccia onesta e più chiude gli occhi terrorizzato. Garibaldi li chiamava tempi borgiani.
In tutto quel periodo non c'è un attimo di vita sincera. Non c'erano che venduti, che corrotti, che violenti, che gaglioffi, che bricconi, che malviventi.
I ministri trafficavano e si circondavano di sicari della penna; i deputati facevano degli affari, i giudici rendevano dei servigi, la pubblica sicurezza era infame e sovrana; i monopolii nazionali venivano abbandonati ai banchieri della speculazione ladra, le imposte erano così scorticatrici che il Governo non poteva esigerle che coi massacri e con gli stati d'assedio.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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