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      Il chianti del Toscanelli č ancora famoso.
      Interrogato su quello che sapeva ha domandato il permesso al presidente di permettergli di servirsi delle note per non cadere in errori. Aveva la voluttā del documentista. La sua lista delle vittime dei guardiacaccia era di ventitre individui. Chi era stato ferito al collo, chi era stramazzato cadavere, chi aveva dovuto subire l'amputazione del braccio o della gamba; chi era stato colpito al collo, chi alla testa, chi alla tempia, chi alla gola, chi al ginocchio, chi al ventre.
      Egli era preciso. Dava nomi e cognomi, luoghi di abitazione, dove erano stati feriti e ospitati, e tutti i particolari che non lasciavano dubbi sulla narrazione.
      Per far cessare il delitto reale, il Toscanelli "aveva fatto istanza presso la giustizia, perchč si procedesse contro i reati di sangue".
      Impotente a scuotere il magistrato che rendeva servigi alla Corona, s'č servito della tribuna parlamentare. Identico risultato. Si č sentito nelle sue parole una concitazione personale. Si diceva che non aveva saputo essere oggettivo.
      Citato dall'Unitā Italiana č stato aggredito dagli avvocati che rappresentavano la Corte. Egli non si č lasciato scompaginare. Ha ribadito le accuse. Non voleva che Tombolo facesse parte delle tenute della Corona, perchč non vi si ammazzassero i trasgressori come nelle tenute reali di Coltano e di San Rossore.
      Difendevano i guardiacaccia delle tenute Reali Mancini e Curti, due deputati e due ventraiuoli in toga che hanno fatto molti discepoli.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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