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      Il primo ad andare all'altro mondo borgianamente è stato il giovane Scotti. Egli, rincasando, aveva avuto la disgrazia di incontrarsi con l'assassino di Cristiano Lobbia, quando fuggiva inseguito dalle grida della vittima. Non gli è stato dato tempo di fare rivelazioni. Aveva 18 anni. È morto avvelenato appena giunto al suo paese. Quando se ne parlò nei giornali l'autorità di Cremona ne ordinò l'esumazione. Sarebbe stato un documento.
      Il Pironti la fece contrordinare. Le "pillole Scotti", dopo il suo avvelenamento, sono divenute famose.
      Il secondo è stato Faccioli. Egli aveva preso parte alla disparizione delle lettere e delle ricevute dei deputati cointeressati. Poteva essere un ricattatore in permanenza. Poteva vendersi. Via, al cimitero! È morto di morte improvvisa a Napoli "nel vigore di una virilità prospera e robusta". Nessuna autopsia.
      Il terzo fu il Burei, l'uomo più importante di tutti. Egli era stato il detentore delle diciassette ricevute. Ne aveva negoziato il riscatto col Corsale e coll'Ellero, per conto dei deputati compromessi. Della vendita non si è salvato che una lettera del Brenna e anch'essa dovuta al sacrificio del deputato Cucchi. Era la lettera famosa in cui si parlava dei quattrini. Non lasciava dubbio che si fosse compiuto un mercato parlamentare. Il Burei, sanissimo e robustissimo, ha finito anche lui di morte repentina.
      Poi è venuta la volta del Domenico Corsale. Egli è stato ucciso per un futile motivo o "per causa ignota" come ha stampato l'Opinione d'allora, governativa.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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