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      Cito uno degli ispettori di polizia pių scandalosi: Agostino Fassio che ha messo in libertā un omicidiario per delle delazioni.
      Non mi occupo della vita letteraria di Felice Cavallotti: non ne ho nč il tempo nč lo spazio. Nč mi occupo delle sue corse a Napoli e a Palermo nelle giornate colerose. Mi occupo solo della sua fine. Ce ne ricordiamo tutti. Non si risale che di tredici anni. Felice Cavallotti era di nuovo sul terreno. Il suo avversario era Ferruccio Macola, direttore della Gazzetta di Venezia e deputato alla Camera. Non ci voleva molto per provocare un uomo dalla pelle sensibile come il deputato del patto di Roma. Il Macola con il suo cinismo lo aveva provocato pių d'una volta. L'ultima č stato quando lo ha chiamato "bacchifilo di Corteolona". Non c'č stato pių pace. Sconsigliato non ha voluto cedere. Macola era pių alto di lui. Sul terreno, la lunga spaccata in lungo braccio, gli dava il vantaggio di mezzo palmo sulla lama ed il braccio di Cavallotti.
      Il resto č saputo. Alla terza ripresa la punta della spada di Macola gli ha reciso la carotide. In un minuto l'Italia intera sapeva della sua morte. Si singhiozzava nelle vie e nei ritrovi, nelle redazioni dei giornali, negli ambienti parlamentari. La gente si stringeva le mani come per consolarsi, si baciava, si abbracciava, piangeva insieme.
      Cavallotti ha avuto il tempo di dire che perdonava al suo uccisore che ha voluto che il duello avvenisse col guantone per sopprimere i colpi al braccio e rendere pių micidiale lo scontro.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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