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      Ma il popolo non ha mai cessato di inseguire il Macola col nome di assassino.
      Con la sua sepoltura il giornalismo italiano ha perduto i denti. Tutte le vigliaccherie sono rientrate nella vita pubblica, tutti i birbaccioni e i mascalzoni hanno rialzata la testa. Senza di lui si è fatto il '98. I giornali del sovversivismo sono scomparsi. La tribuna parlamentare non ha più avuto che dei ragionatori e dei calcolatori. Senza le giornate dell'ostruzionismo il sovversivismo parlamentare potrebbe essere considerato una conversazione di salotto. Nesssun deputato ha osato domandare un'inchiesta sulle stragi dei Bava Beccaris. Lo straziatore di popolo ha potuto andare e sedere nella seconda Camera indisturbato con l'elogio di sua maestà Umberto I.
      Nessuno ha più fiatato sugli appannaggi reali. Nessuno incute più spavento. L'Italia moderna è il trionfo del Corriere della Sera. L'ambizione massima del giornalista e del deputato dei nostri giorni è di essere corrierista. Non c'è più elevazione professionale. Lo stipendio è tutto. Chi lo ha grosso è più rispettabile. È l'epopea del ventre. Il ventre è diventato una teoria. Non vi sono più nè moderati nè radicali nè repubblicani nè socialisti. Lo stipendio ha distrutto anche le nuances.
      Gli uomini tragici.
     
      Il nostro cervello proletario non può scalcagnare per il cinquantenario che con una ripugnanza indicibile. L'Italia non ha diritto a sedere fra le nazioni civili. È troppo sanguinaria. È troppo subdola, troppo vile. Troppo infame. Al suo dorso non ci sono che delitti.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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