Siamo così poco avanzati nella civiltà che ogni alito di opinione libera agita i nostri statisti: i quali non si sentono più sicuri senza ricorrere alle leggi eccezionali, agli stati d'assedio, agli imprigionamenti, agli scioglimenti di associazioni, alle soppressioni della stampa, ai pedinamenti polizieschi, ai domicilii coatti.
Non c'è regione italiana che non sia stata dominata, a periodi, dai Lamarmora, dai Cialdini, dai Govone, dai San Marzano, dai Morra di Lavriano, dai Nestore Malacria, dai Bava Beccaris, tutti militari spietati che hanno lasciato dietro loro cataste di cadaveri, moltitudini di galeotti, gente mutilata, sconciata, orribilmente sconciata.
Generali e ammiragli di cartone, stupidi, vigliacchi davanti ai veri nemici. Cito il Persano che non si è mosso dalla nave ammiraglia che per fuggire su un'altra senza la bandiera ammiraglia che rivelasse la sua presenza al nemico. Cito Baratieri, vero cacone in guerra, che non ha saputo neanche trovare la via del suicidio, che non ha trovato che la via della fuga a pancia a terra. Cito il generale Corvetto che ha negato di avere calunniato la Sicilia e i siciliani con una lettera anonima al Dario Papa dell'Arena di Verona, azione biasimata in Parlamento.
Le vittorie dei nostri generali brutali e sanguinari sono tutte fatte di "combattimenti" contro popolazioni inermi, disarmate, senza idee insurrezionali. In altri paesi i nostri gros bonnets non avrebbero avuto neanche l'onore di essere considerati degni della fucilazione.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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