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      Non vi ha veduto che un inferno di odii in fiamme. Il generale Morra di Lavriano è partito da Napoli alla testa di 40 mila soldati, tanti quanti se ne mandarono più tardi in Africa contro le "orde" di Menelik. È partito salutato come un Garibaldi liberatore. Con lui è stato proclamato (4 gennaio 1894) lo stato d'assedio - vale a dire il flagello che anticristeggia sulla gente assediata.
      Ecco l'amnistia di Crispi. Il macello, la carneficina, lo sfollamento delle carceri. Deputati in prigione, ribelli in prigione, tribunali di guerra, terrori polizieschi, terrori bianchi e rossi. Condanne selvagge.
      A Bernardino Verro, 16 anni di galera per reato di "sobillazione". A Giusepe Sparango, tre anni di reclusione per avere "favoreggiato" la fuga di Bosco, di Verro e di Barbato. Spatiglia - sordo-muto - condannato per grida sediziose. Rosalia Perrone per occultazione di armi (un fucilda caccia).
      Al tenente dei carabinieri Colleone, medaglia al valore militare per avere ordinato il massacro del 5 gennaio. Reazione trionfante. I ribelli erano dediti a ogni sorta di delitti. Saccheggi, incendi, assassini, rapine. Arresti in massa di contadini e di lavoratori ignoti. Sprigionamenti dei delinquenti comuni per lasciar posto ai sabotatori. In quindici giorni si sono arrestati quasi tutti i giovani di settantasei paesi.
      Mille sono stati inviati al domicilio coatto senza processo. Venivano solo casellati per malviventi, pregiudicati, ammoniti. Favignano, Pantelleria, Lampedusa, Ponza, Ustica, Lipari, Tremiti, Porto Ercole, rigurgitavano di odiatori di cappedda.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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