Egli allora ha detto la verità. Gli arresti di Villa Ruffi erano stati ordinati per ragioni elettorali. Si voleva indurre gli elettori a stringersi intorno al Governo, contro i facinorosi.
- Sì, o signori, diceva l'on. Luigi Miceli, io posso parlare perchè ero presente. Noi c'eravamo radunati alla fine del gennaio 1870 a San Verano, in casa di Aurelio Saffi, presenti molti di coloro che sono stati arrestati. La nostra discussione è stata sulle elezioni generali. Noi non ci siamo occupati che del contegno che doveva tenere il partito democratico, che di provvedere alla pubblicazione dell'organo di partito e di trovare i modi più acconci per non essere più confusi con l'Internazionale.
È inconcepibile. Il Cantelli è stato peggiore del Maupas francese. È stato uno sgherro borbonico. Non si è tolta la maschera. Si è sottratto alla responsabilità degli arresti con la scusa dell'assenza, ma li ha giustificati dicendo che senza di essi si sarebbe compiuto un disastro nazionale.
Dopo il Cantelli c'è il Vigliani, guardasigilli, che ha difeso i magistrati che hanno speso cinque mesi per venire alla conclusione che non c'era sufficiente materiale per processarli.
La tornata alla Camera sui fatti di Villa Ruffi pare una pagina dei nostri tempi. Al potere sono tutti Cantelli, all'opposizione sono tutti Cavallotti.
Il Cairoli, prima di diventare presidente dei ministri, presentava questo ordine del giorno:
La Camera, considerando che la libertà individuale e l'inviolabilità del domicilio consentita dallo Statuto, furono offese dagli arresti di Villa Ruffi, passa all'ordine del giorno
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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