Questo, è la gloria del nostro cinquantenario.
L'Italia degli straccioni.
È un documento della vita nazionale. C'è gente che si sbattezza tutte le volte che si descrive il proprio paese come è, non come dovrebbe essere. È gente che preferisce mettere sulla piattaforma nazionale la ricchezza, l'opulenza, l'eleganza, l'intelligenza. È gente sorda, è gente cieca, è gente che crede che l'ipocrisia sia del sacerdozio italiano.
Un giornalaccio meridionale delle Puglie ha creduto di rompermi in quattro con uno stupido articolo nel quale io figuro come un "sindacalista terribile", perchè ho proposto che durante le feste cinquantenarie si faccia una esposizione dei pitocchi d'Italia.
Lo scribivendolo deve essere un cretinoide. Che diavolo! Lamentarsi perchè uno del nord si sente angustiato nelle feste per la conglorificazione dell'Italia dei pezzenti.
Ma guardatevi intorno. Voi non conoscete neppure la vostra casa. Ci sono le Puglie, c'è la Basilicata, c'è la Calabria che sono depositi di indigenti. Vi si muore di fame, vi si muore di malaria, vi si muore di inedia. Sono paesi dove i milionari non hanno ancor provato le emozioni dei benefattori, dove non c'è beneficenza, dove i poveri contadini periscono sulle strade o nei tuguri per mancanza di ospedali; dove i brefotrofi sono spegnitoi dell'infanzia, dove il contadino non trova da mangiare lavorando tutto l'anno, dove l'analfabetismo è sommo, dove non c'è industria, dove non c'è traffico, dove non c'è igiene, dove non c'è popolazione perchè la popolazione emigra, perchè la popolazione si salva dalle malattie delle vie digestive e delle vie respiratorie andando nell'America del Nord a rifocillarsi, a rincarnarsi, a rifarsi l'esistenza.
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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano 1945
pagine 97 |
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