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      È una grande punizione questa che Dio ci ha mandata. Con lo stesso coltellaccio facevano tutto. Assaggiavano, tagliavano, mettevano sottosopra. Con lo stesso coltello infarinato e impiastricciato di intingoli affettavano le pera, rivoltavano la minestra e il risotto, dimezzavano il pane, facevano in due i limoni, sparavano i polli, dividevano lo stracotto, mettendosi in bocca ora una fetta di coratella, ora una striscia di anitra, tra le risate che facevano male. Riducevano le torte e i pasticci, fatti in casa chissà con quanti sacrifici, in una condizione compassionevole. Siate poveri diavoli e vedrete come è dura la vita. Voi state a casa a darvi del male per mettere assieme un pranzetto come si deve, per il povero diavolo che avete in prigione, correte come una disperata o prendete l'omnibus per farglielo mangiare caldo, e poi vedete che tutto va alla malora, che tutto diventa freddo, che tutto si mescola, le cose giulebbate con la carne arrostita nel brodo succoso e la cipollata col fegato nel piatto delle fragole o dei lamponi grossi come le more. Portate le uova fresche per tirar su lo stomaco a chi ne ha tanto bisogno e poi venite a sapere che gli sono arrivate in cella sfracellate, coi tuorli dispersi per le vivande. È una grande punizione questa che Dio ci ha mandata! Ah sì, non credevo che si potesse penare tanto a questo mondo! Si fa di tutto per risparmiare i soldi per un cartoccio di tabacco e al colloquio vi si dice che non avete cuore di lasciare il vostro uomo senza una pipata per passare il tempo che non passa mai!


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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