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      Stava appunto mollificando la tela con la quale intendeva stringersi violentemente lagola. Alle tre e mezza lo si trovò sdraiato sulla branda, con la coperta fin su intorno al collo e la testa come affondata nel guanciale. Pareva addormentato, Il sangue gli aveva ammantata la faccia di un acceso bruno. Il fazzoletto bagnato con lo stringimento dell'uomo determinato a morire gli era entrato nella carne e gli si era perduto sotto il gonfiore. Tagliatogli il laccio tirò una fiatata che gli sollevò il petto. Egli era ancora tepido. Sul muro col lapis aveva scritto queste parole commoventi:
      Moglie mia, muoio innocente. Vieni a trovarmi al cimitero.
      Alla mattina del lunedì la Corte andò alla sua cella a redigere il verbale del suo suicidio, e la direzione mandò il cadavere a Musocco.
      Le prove contro di lui erano schiaccianti. Incapace di resistere al fuoco dei testimoni, volle morire lasciando credere alla persona che gli era forse ancora cara che egli moriva vittima di un'accusa infame.
      Non si capisce come un edificio di circa mille persone possa tirare innanzi senza un medico in casa. Una volta passata l'ora della visita medica, potete essere presi dai dolori di pancia, indemoniati da un'emicrania, disturbati dai crampi allo stomaco o istitichiti fino alla soffocazione da qualche porcheria che avete ingollato, non c'è più cane che si commuova del vostro malanno.
      Pauroso di morire premete il bottoncino, fate cadere la banderuola per avvertire la guardia che avete bisogno di lei e poi le dite che state male, molto male.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





Corte Musocco