- Non sarà niente. Domani mattina fatevi annunciare al medico.
- Signora guardia, non posso aspettare fino a domani. Mi sento morire ed ho come un martello nella testa che mi dà degli stiramenti nervosi fino al collo. Mi faccia la grazia di chiamarmi il medico. Veda come sudo. Sudo come in un bagno a vapore. Favorisca dirlo al direttore.
La guardia, se è buona, chiude l'uscio adagino dicendovi di avere pazienza che domattina sarete uno dei primi. Se è invece di quelle che fanno il mestieraccio senza sentire i dolori degli altri, vi scuote con una sfuriata di parole che vi lasciano tramortito e vi chiude l'uscio in faccia, dicendo che mancherebbe che si desse ascolto a tutte le frignate.
- Non dovevate andare in prigione, se eravate ammalato. Andate là che non morirete. Non è l'anno delle bestie cattive!
Al passeggio non parlavamo che di ammalati, di medici e di infermieri. I miei compagni erano d'accordo che non c'è carcere o reclusorio o ergastolo che abbia un'infermeria che s'avvicini a quella delle persone libere di due o tre secoli sono. È un'infermeria a celle o a stanzoni che passa sopra qualsiasi precauzione.
- Quella a celle deve essere preferibile.
- Illusione! È un'illusione di credere che quella a celle dia maggiore sicurezza di quelle a letti a poca distanza l'uno dall'altro. Forse voi non siete mai stato in infermeria. Io ci sono stato e mi sono convinto che è migliore quella a stanzoni e a finestroni. Almeno in uno spazio grandioso, coll'aria che si cambia più rapidamente, si respira più liberamente e si ha la consolazione di essere con qualcheduno.
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