Non si pensava a nulla. Si spalancò l'uscio senza darci tempo di buttar via sigarette e pipe. Entrarono quattro guardie, le quali, dopo averci ingiunto di non muoverci, ci ordinarono di spogliarci. Nudi ci fecero mettere in quella parte della stanza dove non era che la parete. Ci passarono le mani per il corpo dal capo ai piedi, ci guardarono tra le dita, ci frugarono per i capelli, ci palpeggiarono qua e là, ordinandoci di alzare le braccia e di fare dei passi. Poi ci passarono minutamente gli abiti premendoli, piegandoli, dissaccocciandoli, guardando dappertutto. Terminata questa visita minuziosa, la ricominciarono guardando negli angoli, sui banchi, dovunque poteva essere nascosto qualche cosa.
Sfecero il letto, cacciarono le mani nel pagliericcio, spiegarono la coperta, sgrupparono i fagotti e misero le mani nei tascapani. Non trovarono nulla. Pareva proprio che fossero alla ricerca delle pulci.
Noterelle del mio amico alla matricola.
Maggio 1898.
So quanto deve avere sofferto in una stanza con degli altri di un'altra condizione. Ma non ho potuto aiutarla. Dalla sua entrata sono avvenute cose incredibili. Il personale di custodia è terrorizzato. Noi scrivanelli non abbiamo più modo di entrare nei raggi dei politici. L'Astengo se n'è andato. Era un direttore umano. Il suo delitto è di avere permesso ai più grossi detenuti politici di pranzare insieme. Siccome non ci sono locali sufficienti e siccome anche nella cella i prigionieri sono appaiati per mancanza di spazio, così non si capisce il rigore della direzione carceraria di Roma.
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Astengo Roma
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