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      In queste giornate di sorprese è una precauzione necessaria.
      Sugli arrestati di maggio non posso giovarle molto, perchè una volta registrati noi non abbiamo più alcuna comunicazione con loro.
      Il giorno sette, cioè sabato, eravamo qui che aspettavamo, di minuto in minuto, gli arrestati della giornata. Ma non abbiamo registrato che quattro imputati di delitti comuni, completamente estranei ai tumulti. Non ricordo bene la data dei primi rivoltosi capitati al cellulare. So che i primi sono entrati alle sei ore mattina, la seconda o terza giornata che fosse dei tumulti di Milano. Erano gli arrestati di porta Ticinese. Sono giunti in uno stato da far pietà ai sassi. Erano stati trattenuti, nella caserma di S. Eustorgio, più di quarant'ore colle manette ai polsi. È un po' troppo. Non siamo mica in Russia. La mia speranza era il dubbio. Non volevo credere che ci fosse gente con tanto di pelo sullo stomaco. Ho interrogato coloro che li avevano accompagnati al Cellulare. Il fatto è vero. Le autorità militari, senza locali adatti, avevano dovuto assicurarsi dei barricatisti con le manette. Poca gente di buono e fra loro parecchi già noti ai nostri registri.
      Il grosso convoglio degli arrestati è stato quello di domenica. Parlo sempre delle quattro giornate. Era accompagnato dal delegato Birondi. Egli entrò nella nostra stanza smorto che faceva paura. Ci si diceva che aveva sofferto orribilmente a passare per le vie con tanti arrestati e cogli ordini severi che avevano soldati e agenti di P. S. Un molla! molla! di qualche matto al largo poteva far nascere chi sa che tragedia.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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