Vorrei essere fuori per inaffiarmene il ventre. Mi piace il Ghemme. Con tre o quattro bicchieri di questo vino sfido un esercito.
Fuori di queste giornate, non c'è che l'avvenimento reale che possa portarci del benessere.
Va a nozze un principe, o nasce una principessa, o accade al re qualche cosa che viene celebrato come una gioia nazionale? Il prigioniero rinasce. Egli vede una sosta nell'applicazione del regolamento e sogna una diminuzione della pena. Egli è sicuro che si distribuiranno dei piattoni di risotto e della carne annegata nella bagna e che verranno probabilmente delle grazie.
Questa è una delle ragioni per cui in carcere siamo più monarchici del re. Non è che lui che si ricordi degli afflitti sepolti nelle celle. È lui che ci diminuisce i tormenti. Pur troppo non sempre. Ma qualche volta, qualcuno gode di questa sua prerogativa. È il re che ci fa mangiare un po' meglio quando il suo cuore è in giubilo. E non vi maraviglierete, o signori increduli, se vi dico che gliene siamo grati e se aggiungo che più di una volta gridiamo viva il re! viva la regina! con entusiasmo.
Stanotte abbiamo avuto un aumento di detenuti senza aprire il portone d'entrata. È nato un bimbo. Mi dicono che sia belloccio. È sempre così. I figli dei tribolati sbucano dall'utero fiorenti di salute. Sembra che le loro madri siano state lì a covarli nella bambagia, mangiando bene e bevendo meglio.
La guardiana, che è venuta dabbasso, mi ha assicurato che ha le guance rosse come una mela e gli occhi azzurrati e lucidi da mangiarseli a baci.
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Ghemme
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