- Sentinella all'ertaaa! - All'erta stooo! - Sentinella all'ertaaaaaaaa! - All'erta stoooooooo! - Sentinella all'ertaaaaaaa! - All'erta stooooooooooooooooo!
Una voce seguiva l'altra con degli o e degli a larghi che spesso morivano nell'aria come un'agonia e talvolta si rompevano con un fracasso che metteva sottosopra il cervello dei detenuti che non potevano dormire. E dopo dieci o quindici minuti di riposo, ricominciavano a gettare le voci per lo spazio più sgangherate di prima.
Gli accusati si alzavano al suono della campana con le occhiaie della gente che patisce d'insonnia. Il direttore del Secolo, che non può dormire che al buio e in un luogo tranquillo, tormentato dalle grida degli incappottati, si voltava e si rivoltava sul giaciglio anche quando aveva preso un po' di solfonal o di trional.
Il Chiesi, che non sa leggere in letto perchè gli si chiudono subito gli occhi, in Castello aveva dei momenti di disperazione perchè non gli si concedeva il riposo notturno. Ulisse Cermenati, che sa stare ritto sulle gambe, andava al processo dinoccolato e pieno di sonno, e Federici raccontava agli amici che accendeva, spengeva e riaccendeva il lume con dei tentativi di passare la notte leggendo.
Si credeva che il processo fosse ancora più sommario di quello che è stato. E ognuno che aveva qualcosa da dire si era alzato nell'ultima notte prima dell'alba, col permesso del capoguardia, a buttar giù qualche nota. Alcuni dei ventiquattro avrebbero voluto che si fosse andati al Tribunale col proposito dell'on.
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