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      Lo leggano e procurino di non violarlo per non obbligarci a infligger loro delle punizioni.
      Rientrò il capo con una guardia che portava il misuratore e con un'altra che aveva sotto il braccio il mastro dei delinquenti.
      - Adesso, dobbiamo registrarli e prendere loro la misura.
      Ci lasciammo registrare e misurare con la docilità delle pecore. Non eravamo mica in galera per romperci la testa contro gli articoli del regolamento. Il primo a sottomettersi fu Chiesi e l'ultimo Achille Ghiglioni, l'uomo terribile che aveva messo sossopra tutto Niguarda con una Cooperativa di commestibili di trecento o quattrocento lire!
      L'attraction, sulla piattaforma del misuratore con l'asta che discendeva sulla testa, era don Davide, il quale, tra noi, aveva raggiunto l'altezza massima. Sul misuratore, con le cosce voluminose e la grandiosità del torace, egli aveva più del granatiere che del sacerdote.
      Finita questa operazione, ci si annunciò il bagno. Era quello che desideravamo. Dopo tanti giorni di processo, tante notti passate sul saccone in terra e un viaggio che ci aveva diminuito di peso, un bagno era la suprema delle consolazioni corporali. Vi andammo l'uno dopo l'altro senza ritornare ai "banchi di rigore".
      Il bagno era in un angolo della vasta cucina, ove cuoce la minestra quotidiana dei condannati, diviso da una coperta appesa a due chiodi. Ciascuno di noi dovette svestirsi e tuffarsi nell'acqua alla presenza di una guardia incaricata di tener sempre gli occhi sul recluso. Don Davide ebbe delle ritrosie.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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