E questa donna fu Anna Kuliscioff. È lei che lo ha incalzato, che lo ha fortificato, che lo ha imparadisato. Lei e lui e la Critica Sociale non si distinguono più.
La Critica Sociale, Filippo Turati e Anna Kuliscioff sono più che un nome. L'una e l'altro e l'altra si completano. La Critica Sociale è fatta della loro carne, nutrita del loro ingegno, calda dei loro pensieri. In essa è la redenzione degli uomini, è la pace nel benessere economico, è il trionfo della felicità della specie sull'egoismo e sugli interessi degli individui. La Critica Sociale è stata l'università della generazione crescente. È dessa che ha dato a quasi tutti noi la "coscienza sociale". Nata il quindici gennaio 1891, quando il socialismo scientifico era un lusso per i superuomini delle scienze economiche, fece nascere nella gioventù la fede nell'uguaglianza di condizione e un bisogno prepotente di gettarsi negli studi che devono avere per risultato la sconfitta della borghesia e l'elevazione del proletariato.
La bibbia di Filippo Turati è il Capitale. Non c'è altro di più nutriente. Dal Capitale si esce uomini completi. Un giorno che gli si è domandato di dire pubblicamente quale libro avrebbe raccomandato a chi fosse condannato a portarsi seco in un eremo tre soli volumi, egli rispose ripetendo tre volte il Capitale. Con questo libro che egli paragona o mette al disopra al Darwin's Journal, la gioventù entra nella vita corazzata di altruismo, con una idea chiara dello Stato a base di produzione socializzata.
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