- Una buona novità introdotta dal direttore cav. Codebò è quella di avere diviso la distribuzione della minestra e del pane. Certi prigionieri, giovinetti robusti, mangiavano d'un colpo i 600 grammi di pane, e alla sera si trovavano tormentati dalla fame. Egli pensò di distribuirlo in due riprese: alle 10 e alle 3. Così pure divise la minestra quotidiana. I detenuti, con questo sistema, hanno un cibo caldo, benefico, specialmente d'inverno.
Ma anche così, si pativa. Con una quantità insufficiente e una qualità abbominevole non era possibile uscire dal regno della fame.
Nequizie regolamentari.
I pasti e le cimici.
Gli entusiasmi per la quinta camerata non potevano durare a lungo. Chiudetemi in un salotto elegante con le inferriate a scacchi e il cancello di ferro, e vedrete che in pochi giorni i mobili mi diventeranno odiosi e l'ambiente senza uscita mi incendierà il cervello e mi ridurrà in un angolo a imbecillire nella mia impotenza.
Il silenzio è obbligatorio: disteso a caratteri neri sul fondo bianco della muraglia in faccia al cancello, diveniva, di ora in ora, odioso e intollerabile per dei giornalisti che avevano passata la vita tra il chiasso delle redazioni. Era una ingiunzione che ci riduceva a una ragazzaglia di casa di correzione.
Vivere con degli amici - e degli intellettuali come i miei compagni - è una vera consolazione e spesso anche un'istruzione. La loro parola vi va per le orecchie come una carezza, vi solleva lo spirito abbattuto, vi distrae e vi porta in mezzo ai ricordi tumultuosi della loro professione battagliera.
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