Il galeotto di questo straziante periodo, che si chiuse, credo, nel 90, veniva accoppiato con un altro.
Il compagno di "branca", vale a dire di catena, rimaneva indivisibile per degli anni e degli anni. Attaccati allo stesso anellone del macigno, dovevano dividersi, con la noia penosa dell'unione coercitiva, il peso della catena e seguirsi ogniqualvolta uno si moveva.
Se, per esempio, il 387 si alzava, il 130 non poteva rimanere seduto. Se uno degli infelici aveva dei bisogni urgenti, l'altro si doveva accosciare rasente il mastello puzzolente e aspettare che facesse i comodi suoi. I passi di ciascuno dovevano essere studiati, e il desiderio del 387 doveva essere il desiderio del 130. Immaginatevi, mi diceva uno di questi forzati, di trovarvi appaiato con un tale che avesse la diarrea, come č toccato a me per tre mesi! O supponete, voi che siete educato, che non avete perduto tutto e che aspirate alla riabilitazione, di essere inchiodato allo stesso anello con un uomo volgare, magari brutale, magari capace di fracassarvi lo stomaco con un pugno per una parola mansueta che gli č andata nell'orecchio come una scudisciata!
- Ho letto una volta un libraccio che raccontava gli orrori degli inquisitori spagnoli. Certamente, leggendo, mi si accapponava la pelle. Ma non credevo che il Gutzman sia riuscito pių feroce dell'inventore della "branca". Essa non vi fa scricchiolare le ossa contorcendovi, ma a lungo andare vi deturpa e vi masturba la vita assai pių degli ordigni di tortura. Appaiato per degli anni con un grassatore o un brigante o un omicida!
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Gutzman
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