I reclusi aggiunsero al casaldiavolo il rifiuto della minestra. Nessuno di loro aveva voluto sporgere la gamella.
- Datela ai maiali! datela!
Un quarto d'ora dopo, lo stabilimento era invaso dalla truppa, dai carabinieri e dall'autorità locale.
Il direttore, seguito dai soldati, si presenṭ all'uscio del banco di rigore per sedare il tumulto.
I puniti gli risposero scaraventando al buco della spia una fiaschetta d'acqua. Gli spruzzarono la faccia e lo scalfirono in qualche parte. Pasṣ al cancello delle due camerate dei reclusi. Lo ricevettero con degli urli e dei gesti minacciosi. Lo accusarono di essere "causa di tutto il male" e lo coprirono di villanie.
L'eccitamento divenne coś intenso che i capitani dei carabinieri e della fanteria dovettero pregarlo di ritirarsi.
Gli ufficiali, con delle buone parole, cercavano di calmarli. Promettevano loro tutto, compresa la giustizia. Ma, mentre riducevano una camerata alla ragione, le altre davano fuori e strepitavano dicendo che era meglio morire subito che continuare una "vita infame come questa". Dappertutto si schiamazzava e si levavano in aria i pugni come da gente determinata a tutto.
Qua e là si sentivano voci che domandavano un'inchiesta.
- Vogliamo la Commissione! Venga una Commissione da Roma!
A mezzogiorno erano nel reclusorio il prefetto d'Albenga e il sindaco di Finalborgo.
Il prefetto parlava loro con grazia. Incominciava i suoi piccoli discorsi coś: Poveri sventurati! Ma li terminava dicendo loro che aveva pieni poteri civili e militari.
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