Federici si nutriva di storia e negli intervalli rileggeva l'opera massima di Giuseppe Ferrari, del quale č sempre stato ammiratore fervente. Valera studiava o fingeva di studiare il tedesco e passava attraverso la Social England di Traill - volumi che incominciano col Conquistatore e finiscono col regno della regina Vittoria, e danno una pittura esatta della vita intima e pubblica di un popolo che non ha pių freni nč per la penna del giornale e del libro nč per la lingua della piattaforma.
Alle otto antimeridiane, si trovavano tutti nel raggio del passeggio - un raggio angustissimo - si davano il buon giorno, si dicevano se avevano dormito bene o male - la maggioranza pativa di insonnia - si comunicavano le notizie portate loro dalle ultime visite e dalle ultime lettere e poi incominciavano la conversazione, la quale era sempre interessante anche quando, per ridere, discutevano della possibilitā di una evasione, citando quelle storiche di Napoleone III, di Rochefort, dei prigionieri politici della monarchia di luglio, di Krapotkine, di Bakunine, ecc., ecc.
Ritornavano in cella a lavorare per un paio d'ore e poi, alle undici, ciascheduno usciva con la sedia, col tovagliolo, con la forchetta e col cucchiaio di legno e andava a far colazione nel cellone turatiano.
La loro colazione alla forchetta era modestissima. Quando non ordinavano il risotto alla certosina o la polenta col fegato in comune, Romussi mangiava i tagliatelli al sugo e la costoletta coll'osso, Turati un piatto di carne e due uova strapazzate, De Andreis vi aggiungeva un po' di gorgonzola, Federici faceva precedere al pollo o al fegato la zuppa alla pavese e Valera alternava le uova al tegame con la pasta al burro, ben cotta.
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