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      Le lettere dell'alfabeto del prigioniero sono ventuna e ciascuna di esse corrisponde a un numero:
     
      a b c d e f g h i l m n o
      1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
     
      p q r s t u v z.
      14 15 16 17 18 19 20 21.
     
     
      Io e un altro siamo in due celle divise da un muro. Non ci conosciamo, non ci siamo mai visti e forse non ci vedremo mai. Ma l'uno desidera di sapere chi è l'altro e tutt'e due vogliamo narrarci la storia dei nostri delitti.
      Se io batto undici volte, voi avrete capito che ho battuto una m, mentre se non do che tre colpi avrò segnato il c.
      Sono io che invito il compagno dell'altra cella a fare conoscenza o a parlare con me.
      Incomincio con una sfuriata di pugni che pare traduca dell'allegria.
      Egli mi risponde con altrettante battute precipitate che rappresentano il saluto.
      Lo interrogo con due colpi secchi e serrati che vogliono dire: sei pronto?
      Egli mi risponde con due battute l'una dietro l'altra che equivalgono a "sono pronto, parla".
      Supponete ch'io voglia domandargli:
      - Chi sei?
      Batto prima tre colpi, poi otto, poi nove, poi diciassette, poi cinque, poi nove. Tra una lettera e l'altra c'è una pausa per dar tempo al mio compagno di battere due colpi e farmi sapere che ha capito.
      In meno di dieci minuti io, colla rapidità delle battute, posso fargli sapere chi sono, che cosa ho fatto, quante volte sono stato condannato, se ho L'amante, se sono ammogliato, quando finirà la mia sentenza e in che modo uscirò senza finirla.
      La conversazione termina sempre con una sfuriata di battute da una parte e dall'altra, come uno scambio di saluti.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316