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Finalmarina, 24 settembre 1898.
3414.
Carlo Romussi.
Non si sa se la sua mano e la sua testa c'entrino per qualche cosa nella sua sempiterna attivitā prodigiosa. Si sa ch'egli č una macchinetta automobile che riempie un foglio dopo l'altro tutte le volte che c'č da scrivere. Al suo tavolo di redazione voi vedete sempre proti e compositori che aspettano originali.
Supponete ch'egli stia scrivendo un articolo sulla esposizione artistica. Gli si dice che mancano ancora due pagine a compilare il numero unico per i bagni. Consegna il manoscritto sull'arte, corre difilato alla stazione balneare senza rivedere lo stampone per riattaccare il filo interrotto e pochi minuti dopo riprende l'opuscolo sui doveri dei cittadini ch'egli deve finire per domani, o la prefazione agli scritti di Carlo Cattaneo che ha promesso fino da ieri l'altro.
[vedi figura 14.gif]Intanto che scrive, passa e ripassa dinanzi il suo tavolo la popolazione che lavora intorno al giornale e alla casa editoriale. Impiegati, fattorini, portieri, telegrafiste, traduttori, personaggi d'amministrazione. Lo si interroga, lo si interrompe, gli si annunciano visite, gli si rammentano nomi o fatti. Ci sono persone che hanno bisogno di vedere il signor direttore, amici che vanno a trovare Romussi, zuppificatori che vogliono infliggergli certe idee su date questioni, veterani del partito che salgono per stringergli la mano e interessarsi della sua salute o della salute della sua signora, archeologi che seggono sulla scranna che trovano per conversare e buttargli, tra un periodo e l'altro, un monumento storico che č stato scoperto, o che si minaccia di demolire o che stanno illustrando.
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