Zola fu uno dei suoi boicottati fino a ier l'altro. La Duse, per lui, è rimasta un'artistaccia di provincia. Ibsen non gli uscirà mai dalla penna che come un degenerato del teatro.
La fortuna del Secolo data dalla guerra franco-germanica. Il Moneta simpatizzava per la Francia antimperiale e la tiratura salì vertiginosamente dalle otto alle venticinque mila. Era un trionfo giornalistico che bisognava conservare migliorando il servizio. E Moneta assunse, come cronista a ottanta lire il mese, l'avvocato Carlo Romussi.
Il suo primo articolo fece scalpore. Gli altri giornali avevano narrato il giorno antecedente un grave scandalo contro un patrizio milanese. Moneta, giudizioso e temperato, non volle lasciar correre la notizia se non dopo essersi informato personalmente che esisteva una querela e che c'erano i genitori i quali affermavano che la loro figlia minorenne era stata deflorata da un duca. Romussi non fu che l'esecutore. Avuto l'incarico dalla direzione, si mise al tavolino a fianco della vecchia scrivania del direttore e scrisse più di una colonna colorita, spigliata, nervosa, paragonando il violatore di fanciulle al Borgia crapulone. Venuta la minaccia di una querela per diffamazione, e sinceratisi, con le visite mediche, che la ragazza era virgo intacta il Secolo trangugiò uno di quei rospi vivi che non lasciano sopravvivere che la buona fede del giornale.
La cronaca composta di note aride e di fatterelli che facevano sbadigliare, divenne, nelle mani del Romussi, una rubrica importantissima.
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