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      Boicottate un uomo pubblico o un partito o una notizia e voi sopprimerete dei lettori. Il giornale, che non è superiore ai rancori personali, che non sa essere imparziale cogli amici e coi nemici, che ha delle antipatie e delle simpatie, che ommette questo fatto ed esclude quest'altro, perde il diritto a questo nome. Diventa l'organo di Tizio o di Caio, ma non è più un giornale nel significato professionale.
      Carlo Romussi è nato a Milano il 10 dicembre 1847.
     
     
     
      La tristezza di Natale.
     
      Ci siamo alzati, come gli altri giorni, al suono del din din, din dan della campana del reclusorio. I miei compagni parevano tante mutrie. Rispondevano al buon giorno e agli augurii con dei buon giorno e degli augurii secchi, come gente che si sarebbe morsicata se non ci fosse stato di mezzo il galateo. Don Davide andò a dire le tre messe alle muraglie della cappelletta addossata alla muraglia dell'infermeria, dicendo di non aspettarlo che non avrebbe bevuto il caffè al ritorno.
      L'intervallo tra il caffè e l'aria fu sepolcrale. Passeggiavamo in su e in giù, con le mani sulla schiena, con la faccia rabbuiata e con gli occhi che parevano altrove. Il latrinaio, che ci aveva salutati con tutti i complimenti che aveva potuto raccogliere la sua testa, rimase senza risposta.
      - Signori, buon Natale e tanti anni come questi!
      Parecchi di noi lo avrebbero sprofondato. Asino porco di un ammazza donne, non è buono neanche di essere gentile!
      Va all'inferno!
      - Aria!
      - -Ci lasci almeno prendere il caffè, signor sottocapo.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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