Ce lo circondava delle industrie e degli uomini della regione e ci diceva l'avvenimento che lo aveva reso celebre.
Pur pensando a Cavallotti quasi balbuziente, dubito che il Chiesi abbia qualità oratorie. Gli mancano i mezzi vocali e l'inconsapevolezza di Castelar che sa stare sulla piattaforma con la tranquillità di uno scrittore a tavolino.
Il processo del tribunale di guerra è riuscito a propalare assai più il suo carattere, la sua produzione letteraria, la sua attività giornalistica.
Prima, quantunque avesse scritto una ventina di romanzi, descritta l'Italia da un capo all'altro, il suo nome non era nelle moltitudini come oggi. Giornalista che aveva nutrito una legione di giornali, gli mancava la simpatia nazionale che gli ha data una condanna la quale ha fatto fremere anche coloro che sono agli antipodi de' suoi ideali politici.
In Gustavo Chiesi è l'imperturbabilità grandiosa di Danton che dice al carnefice di mostrare la sua testa al popolo. È rimasto sul banco degli accusati di un tribunale militare come uno stoico. Se ha aperto bocca, non è stato per proteggere la sua prosa giornalistica, ma per salvare i suoi cooperatori e adempiere al dovere di direttore.
- Io non ho da dire che due brevi cose.
Prima, ringrazio i miei difensori per la grande dottrina colla quale mi hanno difeso. (Era stato difeso dai tenenti Giglio e Corselli). Secondo, dichiaro sulla mia parola d'onore che il Cermenati si recò a Pavia e a Piacenza soltanto in qualità di redattore del giornale, e per nessun'altra ragione.
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