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      Quando fien salvi i prigionier di guerra,
      E a splender torni il sol della giustizia.
     
      Ma fin che a Finalborgo, tra le pene,
      Giaceranno innocenti, il mar col flutto,
      Col vento il Ciel, semineran tal luttoChe in pianto scioglierą fin le catene.
     
     
     
      Costantino Lazzari.
     
      Tra l'ottanta e l'ottantatrč i pionieri del movimentomarxista continuavano a battere il chiodo
      che, se si voleva organizzare i mestieri, bisognava costituire un partito puramente operaio, il quale, a suo tempo, avrebbe potuto trasformarsi in partito socialista italiano. Parecchi operai, che studiavano e frequentavano i circoli di studi sociali, si misero a concionare in questo senso, e subito dopo la morte di Carlo Marx la loro organizzazione si potč dire iniziata.
      Ormai, si disse, l'operaio farą da sč. Chiunque si occupava di questioni sociali e non aveva i calli del lavoratore alle mani, veniva considerato una specie d'intruso. Lo si vedeva negli angoli dei meetings come un rognoso.
      Coi pregiudizi che pullulavano nella testa operaia e con la stampa che blatterava di progresso e dava eternamente ragione agli intascatori di lavoro non pagato, senza un giornale che stimolasse, che aiutasse, che confortasse, che difendesse e che rivelasse la vita che si svolgeva negli stabilimenti padronali, gli operai non avrebbero potuto tener duro.
     
      [vedi figura 16.gif]Un giornale era necessario. Senza di esso sarebbero stati calunniati, schiacciati. Non si domandarono neanche chi di loro sapeva scrivere o chi di loro sapeva mettere assieme un foglio qualunque.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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