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      Da oggi io posso comunicarle ch'ella può spendere per il suo vitto cinque o anche dieci lire al giorno, se lo desidera. Non c'è limite. Se non le piace la cucina del reclusorio può servirsi dell'osteria o dell'albergo di fuori. Desidera qualcosa altro?
      Uno dopo l'altro gli domandammo due arie, cioè tre ore di passeggio. Perchè un'ora sola, lesinata anche quella, non ci dava esercizio sufficiente per conservarci sani:
      - Concesso, rispose a ciascuno di noi. Desidera qualche cos'altro?
      - Se si potesse fumare qualche sigaretta.
      - Lo domanderò al direttore. Se fossero completamente separati dagli altri, non esiterei a dire di sì senza interrogarlo. Lei sa che cosa voglia dire il vizio di fumare. Gli altri che sentissero il fumo impazzirebbero e farebbero un chiasso indemoniato e non avrebbero torto. D'altro?
      - Lei sa che noi siamo tutti bevitori di caffè. Se ci permettesse di comperarci la macchinetta, il caffè, lo zuccaro, lo spirito e di farcelo quando vogliamo noi, in camerata?
      - Concesso. D'altro?
      - Scusi, se abuso.
      - Faccia, perchè io sono venuto qui per contentarli.
      - Grazie. Senta, ci sono libri che il signor direttore non ci consegna perchè si ostina a considerarli immorali o pornografici. Lei sa che noi siamo abituati a leggere tutto.
      - Concessi. D'altro?
      Mi curvai. Egli mi strinse la mano. Così va fatto.
     
      Sono uscito con l'indulto. L'indulto è una remissione di pena, è un perdono. Chi ve lo ha domandato? E se non ve l'ho domandato perchè non mi date il permesso di rifiutarlo? Non so che farmene del vostro perdono.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316