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      - Anch'io. Ma vedrai che non saranno tanto cani.
      Stavano a farci preparare la tavola.
      Facemmo colazione nella loro cucina, la quale aveva una larga apertura verso il cortile. Mangiammo due ossi buchi indimenticabili. Erano eccellenti. Bevemmo del vino eccellentissimo, e facemmo scomparire un pezzo di formaggio di gorgonzola bianco e un'alzata di uva e pesche saporitissime.
      - Vogliono anche il caffè?
      - Vada per il caffè!
      - La Cassazione ha parlato e può darsi che questa sia l'ultima colazione dell'uomo libero.
      - Non pensiamoci. Ce ne sono tanti in galera e non sono morti.
      I carabinieri dicevano anche loro che la bestia non era poi così brutta come la si dipinge.
      - E poi loro! ci si diceva. Usciranno più presto di quello che credono. C'è tanta agitazione per il paese.
      - Sembra che non ci siamo che noi in prigione!
      Il maresciallo della caserma era un uomo tarchiato, con una faccia grossa e grassa da bonaccione.
      - Li condurrò alla stazione in carrozza per non farli passare traverso la folla.
      - Grazie.
      - Pagheranno la vettura!
      - S'intende.
      Alla stazione venimmo circondati da una moltitudine che aumentava di minuto in minuto.
      Entrammo in un vagone di terza classe. È stata una vera sorpresa. Non eravamo mai stati così bene.
      Prima che suonasse il campanello della partenza, un signore ottenne il permesso di salire sul predellino a stringere la mano a Federici.
      - Faccia buon viaggio.
      - Grazie.
      Il signore era commosso. Federici con le mani legate non aveva potuto stringergliela come avrebbe voluto.
      - Partenza!


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





Cassazione Federici