Erano i reporters spontanei delle giornate tumultuose.
I locali dell'Italia del Popolo li conosci. Si entrava dal portone della casa di via S. Pietro all'Orto, si saliva al primo piano, si passava dallo stanzone amministrativo, si voltava a sinistra, si entrava nella sala di redazione, e si vedeva il direttore spingendo l'uscio in fondo alla parete di fronte.
Il reportage spontaneo era cessato. Nella direzione si trovavano Chiesi e Federici - in redazione Ulisse Cermenati e l'avvocato Valentini, il quale, come sai, scriveva, in quei giorni, degli articoli finanziarii. Il Seneci era dabbasso in tipografia che lasciava andare a casa gli operai, raccomandando loro di ritornare per l'edizione di notte. Di fuori, dinanzi il locale di distribuzione, la folla degli strilloni aspettava con impazienza l'ultima edizione della giornata. Ne avevano vendute delle bracciate nella mattina e nel pomeriggio, e s'impromettevano di spacciarne assai più nella sera. Il pubblico era ansioso di sapere che cosa avveniva, ma la cronaca di qualunque giornale non gli portava che fatti slegati e non gli diceva come avevano avuto principio, se erano inanellati e perchè continuavano.
La via di S. Pietro all'Orto venne occupata militarmente. Non pensavamo neanche che si trattasse di noi. Io poi, che avevo dovuto essere da una parte e dall'altra e mi ero convinto che Milano stava per diventare una rete di cordoni militari, tirai via a chiacchierare sui tumulti spaventosi senza badare a ciò che avveniva nella strada.
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