Un altro imputato è don Davide Albertario, direttore dell'Osservatore Cattolico, organo di quel partito clericale intransigente che avversa le istituzioni e l'unità della patria; di carattere battagliero e violento, sostenne lotte vivissime con quella parte del clero che si ispirava a principii temperatamente liberali. La sua condotta poco morale, non rispondente alla dignità del sacerdozio, gli valse un processo penale per delitto contro il buon costume ed una procedura disciplinare per parte della Autorità Ecclesiastica. Tenne conferenze consigliando e dirigendo nel senso della più aperta intransigenza l'organizzazione clericale. Nella lunga sua carriera giornalistica i suoi sforzi furono diretti a far cadere in disprezzo le istituzioni e l'Esercito, prendendo di mira la stessa Dinastia, onde ebbe molti sequestri per offese alla Sacra Persona del Re ed alla Real Famiglia. Divenendo sempre più violento negli ultimi tempi dimostrò tendenza a favorire il cambiamento della forma di Governo, e da altra parte si faceva banditore di idee democratiche e socialiste, come apparisce dall'opuscolo stampato nella tipografia dell'Osservatore Cattolico col titolo "Dal Socialismo alla Democrazia Cristiana", gareggiando così col partito repubblicano e socialista nel combattere la Monarchia e nel suscitare l'odio di classe. Tale malefica propaganda, esercitata continuamente con somma energia e fine arte di polemista, agiva pur troppo sulla parte meno colta dei credenti e del clero, e contribuì potentemente a formare l'ambiente ostile ed a maturare lo spirito della rivolta ora repressa.
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